martedì 2 aprile 2013

TRA QUATTRO ANNI "MANTENERE" LE CARCERI ITALIANE SARA' IMPOSSIBILE. (E', dunque, ora di pensare ad altro?)


Carcere: la resa è iniziata.
La fine di questo modello antiquato e improduttivo di sanzione è, ormai, alle porte.
La crisi finanziaria internazionale sta presentando i suoi conti. L'impatto è duro, durissimo. Dappertutto.
Colpirà anche le prigioni. Il mondo delle galere non avrà condoni.
Portare ancora avanti questo modello tradizionale di punizione è insostenibile. Oggi punire con  il carcere costa ogni anno al nostro Paese due miliardi e mezzo di euro (nel 2007 si toccò la cifra record di tre miliardi e novantacinque milioni). In circa dieci anni si è arrivati a spendere ben 29 miliardi di euro. Sarà ancora possibile affrontare questi costi?
E soprattutto...per quale ragione continuare a sostenerli?
Il dato  pacifico sul carcere è questo: l'assenza di risultati positivi.  Questa vetusta forma di sanzione, in termini di riduzione della criminalità, ricollocazione del reo in un ambito lavorativo e recupero della regola violata,  è approdata a risultati pari allo zero. Al contrario, il mantenimento del costoso sistema punitivo tradizionale vede il tasso di recidiva sempre altissimo: i recidivi sono il 68% della popolazione carceraria.

   "Più di due terzi delle persone che escono dal carcere commettono nuovi reati"
                                                 Gherardo Colombo  - Magistrato

Questo significa non solo che il carcere, in tutti questi anni, non è stato in grado di orientare, modellare, intervenire sulle scelte future del detenuto verso regole e valori condivisi ma, più paradossalmente, è stato esso stesso un forte contribuente nel consolidare e rafforzare nel detenuto propositi devianti.
D'altronde, una filosofia afflittiva fondata sulla reclusione, sull'inerzia, sull'isolamento, la separazione netta dalla società, la promiscuità con altri rei  non poteva e non può insegnare a risocializzare. Né può creare nel reo scenari diversi, percorsi diversi, interessi nuovi. Al massimo, può vittimizzare, deresponsabilizzare e rendere, in virtù della promiscuità, più solidi e suggestivi gli input dell'ambiente deviante che il reo ritrova in carcere.

La resa è, dunque, iniziata. La stoccata non è solo di tipo economico.
Il quadro è ulteriormente peggiorato dalla scelta, quasi obbligata, delle professionalità carcerarie che, evidentemente avvilite, demotivate, fiaccate da un andazzo che procura solo frustrazione,  optano per "l'immediato ritiro delle truppe dal campo di battaglia".


"Questi professionisti del «trattamento», poco a poco, si sono rifugiati 
 negli uffici, abbandonando il campo di battaglia…"
                                             Lucia Castellano - direttore carcere


 Poliziotti ed educatori, psicologi e personale scelgono di auto-recludersi negli uffici, nei ministeri, scelgono la via burocratica perché evidentemente saturi di un sistema che non ha più ragione di esistere (almeno per quel 94,6% di detenuti ritenuti non pericolosi). E oggi di questi due miliardi e mezzo di spese annuali quasi l'80% (il 79,2%) è destinato al mantenimento della burocrazia penitenziaria: ossia a carte bollate, uffici, amministrativi, dirigenti ecc. , il 13% alla cosiddetta "rieducazione" del detenuto,  4,4% all'ordinaria manutenzione delle carceri, il 3,4% al mantenimento di alcuni servizi (sì, insomma, le bollette di luce e acqua).

Per la rieducazione del reo vengono in media spesi 0,08 centesimi al giorno!!!! o meglio 2,6 euro al mese!!! e provare a "creare" un nuovo posto in carcere per un detenuto costerebbe alla collettività 27.638,30 euro a cui andrebbero però aggiunte le spese ulteriori per l'aumento della sorveglianza, il personale ecc.
E allora, che fare?
Mantenere questo stato di cose è impossibile. E' ora di pensare seriamente a qualcos'altro.
Basta carcere. La pena sia, dunque, visibile. Utile, produttiva ed economicamente più vantaggiosa. Una sanzione espiata fuori le mura (per i detenuti non pericolosi, ossia il 94,6% della popolazione carceraria) consentirebbe un notevole risparmio economico: almeno il 50%.
Riflettiamoci...ma non troppo a lungo!
(S.F.)

                                                 UNA PROPOSTA C'E'




Nessun commento:

Posta un commento