giovedì 4 aprile 2013

L'ARRIVO DELLA POSTA



I passi dell'agente addetto alla consegna della posta sembrano terribilmente lenti. Cresce l'eccitazione. Le chiavi battono sui suoi pantaloni. Le lettere sono poche. Giusto una manciata. Poche lettere da dividere tra più di cinquanta persone. L'agente si ferma davanti a un blindato. Il minuscolo volto del detenuto sporge i suoi occhi e un tenue sorriso. L'agente annuisce, sfila la lettera, la violenta con la punta di una penna. Via la carta che cade a pezzi. Ne estrae il cuore di inchiostro. L'agente però non ha finito. Deve ispezionare la busta per vedere se c'è traccia di droga o di altro delitto. Ancora un'occhiata. L'appuntato annuisce di nuovo e passa il foglio di carta nella fessura del blindato. Il detenuto riconosce subito la calligrafia, le cancellature, il dolore, la pazienza. La lettera è una grande bolla di respiro puro con cui il detenuto si gonfia i polmoni, la mente, il cuore. L'aria della cella si scalda. Le tempie si scaldano. E per qualche minuto scivola dentro il tepore vitale del ricordo, di un abbraccio capace di cancellare astio e dolore. Il detenuto inghiotte le lacrime e sperpera sulle pareti grigie accenni di sorrisi dovuti a notizie buone: domani sua figlia compirà quattro anni.

(da "RADIOBUGLIOLO", di Salvatore Ferraro, 2003)

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