Da La Riviera del 18 Agosto 2013
L'incipit del libro la Pena
Visibile è già molto significativo: un dialogo.
Un dialogo vero, tra due persone. Quasi il desiderio (esaudito)
dell'autore di rompere subito quel muro di gelo con la società, i cittadini e
insinuare il germe della possibilità di un confronto vero su una tematica respingente,
sgradevole come il carcere e la punizione. Entri così dentro La Pena Visibile
(o della fine del carcere - Rubbettino Editore), con un dialogo, e vieni subito
catturato dal vortice della sua combinazione creativa di idee, analisi
scientifica, scrittura creativa. Ci entri, prima con la paura, forte, di
trovarti di fronte il solito "mattone" accademico indigeribile su un argomento
altrettanto indigeribile come il carcere per poi scoprire che ad accompagnarti
in questo viaggio dentro gli inferi delle galere c'è una scrittura leggera e
argomenti suggestivi, forti, pieni di esempi presi dall'esperienza che l'autore
ha vissuto personalmente o che ha ricevuto dalla testimonianza di altri
detenuti ma anche di magistrati, poliziotti penitenziari, educatori, scrittori
e vittime del reato. Il libro ti aiuta davvero a capire tutto del carcere,
delle ragioni per cui in quasi tre secoli di storia non sia riuscito a produrre
risultati utili, dimostra addirittura, e sono pagine efficacissime, le ragioni
per cui la stragrande maggioranza di chi entra in un carcere è destinato quasi
"compulsivamente" a ricommettere il reato. Con bozzetti teatrali molto efficaci (Ferraro
da anni racconta il carcere a teatro con spettacoli musicali e la Band Presi
Per Caso) l'autore supera i momenti di dialogo più difficili, quelli che negli
anni hanno creato più emotività, pregiudizio, paura. E poi arriva la proposta,
quella Pena Visibile, che sta già facendo molto discutere. Pioneristica,
anticonformista, audace, opinabile ma da prendere in considerazione, radicale,
rivoluzionaria, riformatrice...ecco alcuni dei giudizi che sono stati formulati
intorno all'idea, al progetto riformatore contenuto nel libro La Pena Visibile
(o della fine del carcere - Rubbettino Editore). Un'idea che guarda avanti,
convinta che l'esperienza del carcere, almeno per i reati meno gravi, abbia
fatto il suo tempo e che, come tutti i prodotti culturali e storici, debba
prima o poi essere sostituita da altro. Quello di Ferraro è un invito a
cominciare a pensare già da ora diversamente, a scarcerarci da dentro, a
liberarci da un'idea evidentemente fuorviante: quella che il carcere sia
qualcosa di eterno. Perché i cambiamenti, spesso, sono repentini e ci colgono
di sorpresa. E come disse il filosofo francese Alain Brossat "noi in un futuro a noi prossimo
guarderemo alle carceri come oggi guardiamo ai lager nazisti" ossia
con orrore e con la consapevolezza di aver attraversato questa esperienza con
un'evidente perdita della ragione. La ragione, ecco: il percorso della Pena
Visibile è cosi semplice e razionale, sconfigge così efficacemente i paradossi
del carcere, suggerisce in modo drastico che un cambiamento deve finalmente
arrivare. Oggi in carcere ci sono 66.000 detenuti di cui solo 9.000 sono quelli
pericolosi o condannati per reati gravi. per quei 57.000 detenuti per reati non
gravi sarebbe giunta ora di pensare a qualcosa di diverso.
Le idee oltre il carcere, come
vedete, ci sono.
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