mercoledì 15 gennaio 2014

E I DETENUTI DEL CARCERE DI PAOLA METTONO IN SCENA "LA PENA VISIBILE"

(diretti dall'attore Lele Nucera che ha adattato il testo)

In occasione di una tombolata organizzata all'interno della Casa Circondariale di Paola dalle volontarie del Centro Socio- culturale "P.G. Frassati", cinque detenuti hanno portato in scena uno dei cinque atti di una rappresentazione teatrale ideata, scritta, creata e diretta dall'attore sidernese Lele Nucera, tratta dal libro di Salvatore Ferraro " La pena visibile o della fine del carcere". Lele, che ha interpretato un giovane educatore di ampie vedute con un'idea del carcere e della sanzione penale differente da quella che attualmente vige, è stato affiancato da altri quattro compagni detenuti che si sono improvvisati attori per un giorno. Insieme a lui Filippo D'Aprile nelle vesti del direttore, Giuseppe Caccamo ha interpretato un tossico dipendente, Mihai Patrascu uno spacciatore e angelo Aquino un cantastorie. Lo spettacolo è stato preparato in un paio di settimane sfruttando le ore di socialità in una saletta adibita alla lettura, ripassando la parte nelle ore d'aria tra una passeggiata e l'altra. Tutti i detenuti presenti al teatro hanno apprezzato il tema trattato, mostrandosi entusiasti e seguendo attentamente lo spettacolo che, pur avendo come tema un argomento drammatico e di attualità, è stato interpretato in chiave sarcastica. Attraverso battute ironiche è stata mostrata la vera, nuda e cruda realtà carceraria ad emergere. Molti i consensi, gli applausi, le risate e i complimenti che gli "attori per un giorno" hanno ricevuto dalla platea. Si spera che in un periodo delicato come quello che oggi stanno vivendo i detenuti, questo primo atto portato in scena, sia l'inizio di un progetto che Lele Nucera ha da tempo in mente ed è desideroso di realizzare. Oggi sta andando avanti e si sta concretizzando anche e soprattutto grazie all'aiuto, al sostegno e alla fiducia che la responsabile volontaria ha posto nei suoi confronti. L'attore sidernese è dal suo primo ingresso in carcere che nutre il desiderio di utilizzare il suo tempo in modo costruttivo per se e per gli altri e questo per lui è un piccolo passo, una luce di speranza. Lele ci scrive un suo pensiero parafrasando Ascanio Celestini, autore del libro "Pro Patria" : «Mi viene in mente una frase presente nel libro di Celestini e che oggi condivido pienamente "solo i migliori dovrebbero andare in carcere, perché per un intellettuale la galera è opportunità e gli ignoranti non dovrebbero avere il permesso di essere reclusi. Stavo chiuso in cella ventidue ore al giorno e visto che non potevo lavorare con le mani, ho fatto lavorare il cervello. Mi sono messo a leggere." «Questa è una frase che oggi mi rappresenta, mi dà fiducia, perché la cultura ti può rendere libero.», conclude Lele Nucera -






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