martedì 12 febbraio 2013

LA POESIA BRUCIA...





Quando mi trovavo "dentro" avevo un vicino di cella egiziano. La mattina, prima di andare all'"ora d'aria", si fermava davanti la mia cella e con gli occhi inseguiva i tanti libri con cui l'avevo occupata. Un giorno mi chiese in regalo un libro. Gli dissi di scegliersene uno. Guardò con attenzione: scelse un'antologia di poesie di Gibran. Qualche settimana dopo me ne chiese un'altro.

Lo invitai ancora a scegliere. Volle leggere l'antologia di Lee Masters. Aveva dunque scelto: un poeta della vita e uno della morte. Era una strana coincidenza. Qualche giorno dopo fu scarcerato. Lo vidi andare via. Carico di niente. Ma forse con l'animo ancora riempito di poesia, di vita e di morte. E anche quando scoprii che l'egiziano volle e scelse proprio quei libri semplicemente per la carta dura della copertina, ideale per fabbricarsi in cella delle ottime canne, in qualche modo fui contento: Nur aveva incontrato la poesia. E la poesia brucia...

(di S. Ferraro, da Galera, le ultime incisioni)

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