"Burracchio" mi
raccontò che da giovane era stato un guerriero Ninja.
Mi disse anche che era stato
agente penitenziario nelle carceri del Venezuela, che sua moglie era Miss
Italia edizione 1989 e che lui si era laureato in Legge "direttamente con
Giulio Andreotti".
"Sperduto", invece, era
stato fidanzato con Monica Bellucci, suo cugino era stato nientemeno che il
costruttore del ponte che attualmente unisce Messina con Reggio Calabria e
Vasco Rossi era da tempo suo intimo amico.
La barca del "Capitano"
era lunga venti metri, la casa del "Malizia" era di 500 metri
quadrati, "Febi" aveva un tesoro messo da parte, il
"barese" era ricco sfondato coi soldi fatti vendendo scarpe sotto la
metropolitana di Bucarest.
La forza del carcere era proprio
questa: annullava la tua vera identità. In carcere ti potevi inventare quello
che non eri e diventarlo davvero per giorni, mesi, anni.
Per molti era un regalo
inaspettato. Potersi ricostruire una biografia,
una nuova vecchia esistenza, rendere il proprio passato più interessante
e movimentato. Renderlo, soprattutto, ricco.
....anche per questo molti, una
volta usciti di galera, desideravano ritornarci il più presto possibile
(di S. Ferraro, da "Galera, le ultime incisioni")
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